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ISMAIL I
(Ardabil 1487 - ivi 1524). Scià di Persia. Fondatore della dinastia dei Safavidi, riportò la Persia, per la prima volta dalla conquista araba, alla dignità di stato indipendente. Figlio di Haidar, capo della confraternita safavide dei qïzïlbâsh, fu rinchiuso in tenera età in una fortezza del Fârs dai fratelli maggiori Alî e Ibrâhîm, finché il primo, coinvolto in una guerra civile scoppiata fra gli aq qoyunlu, non fu ucciso; Ismail trovò allora asilo nel Gîlân, sulle rive persiane del mar Caspio. Riprese e intensificò i contatti con le comunità di qïzïlbâsh. Nel 1499 riunì a Erzingiân in Anatolia un nucleo di circa settemila qïzïlbâsh e sconfisse (1500) un forte esercito aq qoyunlu a Sharûr. Ormai padrone dell'Azerbaigian, nel 1501 si fece incoronare pâdishâh di Persia a Tabrîz. Quale collante del nuovo stato multietnico, proclamò religione ufficiale la corrente duodecimana dello sciismo, in contrasto con gli ottomani sunniti. Nel decennio seguente vennero incorporati progressivamente il Fârs e l'Iraq orientale (1503), il Mâzandarân e Yazd (1504), la regione di Diyârbakr (1505-1507), Baghdad e l'Iraq occidentale (1508). Nel 1510, infine, sbaragliò gli uzbechi a Merv e occupò Herat, ma non riuscì a conquistare stabilmente Samarcanda. Il consolidarsi dello stato safavide era comunque tale da preoccupare il sultano ottomano Selîm I che, organizzata una campagna contro la Persia, ottenne una netta vittoria a Châldirân (1514). Da allora Ismail non guidò più l'esercito in battaglia e cercò ripetutamente di organizzare un'alleanza con sovrani europei (Luigi II d'Ungheria, 1516; Carlo V, 1523) in funzione antiottomana. All'interno accorpò nella sua persona il ruolo di re e di guida della confraternita e cercò di ridurre l'autonomia dell'élite militare turcomanna, avviandone la difficile convivenza con la burocrazia.

R.M. Savory, Ismail I, in Encyclopédie de l'Islam, Brill, Leiden 1956; P. Sykes, A History of Persia, Macmillan, Londra 1951.
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